Le immagini che ci sono arrivate dalla Francia hanno portato nelle nostre case l’orrore, nei nostri cuori lo sgomento, nelle nostre anime la rabbia.Ma dopo il momento della denuncia e del dolore, della condanna e della solidarietà, serve analizzare nel profondo quello che è successo. Per provare a capire senza cedere alle banalizzazioni, a riflettere senza generalizzare.
La prima cosa che mi viene in mente, da laico, è che non può esistere Fede senza Amore. Urlare “Dio è grande” mentre si trucidano degli altri uomini è la più sprezzante e indegna bestemmia che si possa concepire. La religione islamica ha senz’altro alcune peculiarità nel rapporto con lo stato e la società, ma è impossibile definire questa carneficina come terrorismo religioso e confondere l’Islam con la violenza. Gli assassini sono assassini. Senza credo. Senza Dio. Ché anche Ahmed, il poliziotto freddato a mani alzate, era musulmano e francese. Proprio come i suoi carnefici.
La seconda è che il terrorismo attacca con astuzia il fondamento della nostra Civiltà, la Libertà. Vogliono che ci sentiamo meno liberi, meno contenti di viaggiare, più impauriti a prendere il bus o visitare un monumento o andare al ristorante. Meno felici, insomma. Ed infatti prendono di mira un giornale umorista. Non dobbiamo ridere, dobbiamo vivere nell’angoscia. I terroristi vorrebbero che prendessimo decisioni con paura e ci affidassimo a politici che proclamano le virtù della repressione e del manganello (e magari del razzismo esplicito).
I terroristi vogliono che scendiamo sul terreno dello scontro e della violenza, della paura e del terrore. Perché lì si sentono forti e lì pensano di vincere.
E invece no. Io non ci sto. Noi non ci stiamo. Perché la nostra società è figlia dell’Atene di Pericle, che nel 461 a.c. diceva: “Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore, ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo nessuno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così”.
Non basta, certo. Ma è un inizio. Dal quale dovranno muovere i nostri governi, dovrà muovere l’Europa e dovrà muovere anche tutto quel mondo dei musulmani moderati che rappresentano il vero Islam e che non possono e non devono accettare di vedersi assimilati ad alcun fanatismo o fondamentalismo.
E allora all’indomani anche della grande marcia dei leader mondiali schierati insieme in nome della Pace e della Libertà seve il coraggio di scelte nette. La guerra al terrorismo va combattuta con decisione, con strategie raffinate di intelligence, con il profondo senso civico di chi governa e la ferma autorità dello Stato. Che è ben altra cosa, si ricordi sempre, da chi invece dietro allo spettro della paura cela soltanto una bieca e violenta propaganda populista, fascista e razzista.