Ricordare. Ma non solo simbolicamente una data sul calendario. Ricordare davvero con la testimonianza di chi c’era. Di chi ha vissuto l’orrore. Di chi ha avuto il coraggio di essere partigiano scegliendo la parte giusta in cui stare. E’ così che ho creduto giusto celebrare questo 25 aprile, a 70 anni dal giorno che ci ha restituito la libertà. Trovando un modo che desse veramente valore alla parola “memoria”.E così ho chiesto a Mirella Vernizzi, staffetta partigiana, di accompagnare me e un gruppo di ragazzi del comitato elettorale a Molina di Quosa.
Un luogo non a caso. Perché lì, in località “La Romagna”, nel luglio del 1944 si nascosero intere famiglie di abitanti dei paesi collocati a ridosso di quel versante dei Monti Pisani che all’inizio di agosto furono poi rastrellate dai militari delle SS. E 69 persone, dopo due giorni di prigionia a Nozzano, furono trucidate in quello che i libri di storia raccontano essere stato l’eccidio numericamente più grande della provincia di Pisa.
Mirella ci ha raccontato cosa è significato vivere quei giorni, quei mesi, quegli anni. A partire proprio da quell’essere “Partigiano” parola che, più di tutto, significa “semplicemente” decidere da che parte stare. E lei, e tanti come lei, decisero di stare dalla parte giusta. Una parte che siamo chiamati a confermare giorno dopo giorno e non solo una volta all’anno in occasione di una ricorrenza storica.
Certo, il valore del 25 aprile è e resterà sempre simbolicamente importante, ma è nella quotidianità che ognuno di noi deve dare un senso profondo alla parola libertà e al valore dell’antifascismo.
Oggi più che mai, di fronte alla destra becera e populista, quei valori devono radicarsi con sempre maggiore forza. Dobbiamo testimoniare ogni giorno cosa significa stare dalla parte giusta. E dobbiamo comportarci di conseguenza. E’ questo che ci ha chiesto MIrella. E sono felice che insieme a me ci fossero i tanti giovani che in questi giorni mi stanno aiutando nella campagna elettorale. In questa nostra corsa, da oggi, saremo senza dubbio tutti un po’ più ricchi.