Carissime e carissimi,
voglio cominciare questa newsletter con uno dei tanti messaggi che ho ricevuto in questi giorni. Me lo ha inviato Giulia il 5 marzo, mentre si stava chiudendo lo scrutinio: “Antonio oggi ti arriveranno milioni di messaggi e non so se mi leggerai. Come dici tu, una sconfitta amara. A me questa sconfitta ha fatto venir voglia di tesserarmi nel PD (vi ho sempre sostenuto ma non ho mai preso tessere di partito). Spero che tu, come altri, non perda mai la voglia di lavorare così…”.
Lo ammetto: vi scrivo da tanto tempo ma questa è per me la newsletter più difficile. Perché abbiamo perso in modo pesante e non posso negare che abbiamo gravi responsabilità. E’ inevitabile che in certi momenti passino per la testa tante sensazioni e non è facile trovare le parole giuste per esprimere tutto quello che si pensa.
Poi è arrivato il messaggio di Giulia e insieme al suo quelli di altri amici, tanti, che avevano lo stesso tenore.
E quel senso di scoramento ha lasciato il posto alla voglia e alla determinazione di guardare avanti e trovare la chiave per ripartire. Per lei e per tutti coloro che in queste settimane ci sono stati vicini, ci hanno dato fiducia, hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro energie ed hanno riempito le loro giornate per sostenere un progetto in cui credevano e, sono convinto, credono ancora.
In certe occasioni dobbiamo essere prima di tutto onesti con noi stessi: abbiamo perso anche in Toscana perché non è certo una consolazione sapere che qui il PD ha ottenuto la percentuale maggiore del Paese quando 11 collegi su 21 sono andati alla destra. A chi è stato eletto (a partire da Susanna Cenni che ha vinto il suo collegio uninominale, Lucia Ciampi e Stefano Ceccanti) faccio il mio in bocca al lupo per il grande lavoro che li attende a Roma. A chi ha perso dico invece il mio grazie, in primis al ministro Valeria Fedeli, per la passione, l’impegno e l’attenzione al territorio con cui hanno condotto questa campagna elettorale.
Quello che è accaduto, inevitabilmente, richiede una riflessione profonda, a 360 gradi, senza pregiudizi e senza sconti che non può non partire da quanto accaduto in questi anni in Toscana e soprattutto dalle cose che non hanno funzionato. Dario Parrini, che ringrazio per il lavoro svolto e per la fiducia che ha sempre dimostrato nei miei confronti, ha annunciato di volersi presentare in assemblea rimettendo il proprio mandato e dare avvio a una stagione nuova all’interno del partito regionale. Ci attendono mesi difficili e non possiamo pensare che questa fase possa esaurirsi soltanto col riposizionamento di gruppi dirigenti, bensì dovrà ripartire prima di tutto dal (ri)coinvolgimento pieno di tutte quelle persone di cui parlavo prima: i nostri iscritti, i nostri militanti, i nostri volontari e coloro che in questi anni hanno deciso di mettersi alla finestra e sospendere il loro impegno diretto. O riusciremo ad essere, di nuovo, la loro voce e a dar loro risposte nuove per il tempo nuovo che viviamo o, semplicemente, non saremo più.
E dobbiamo ripartire da una analisi seria della vera frattura che evidentemente esiste in questo tempo tra gli inclusi e gli esclusi sia da un punto di vista securitario/identitario (tema che ha premiato la Lega) sia da un punto di vista economico/sociale (tema che ha premiato il M5S). Siamo visti come il partito delle élite lontano dai problemi della gente, veniamo votati più nei centri urbani che nelle periferie e in provincia e tutto questo ci impone una riflessione profonda.
Ovviamente certe discussioni non si possono esaurire né con una newsletter né sui social network ma le faremo negli organi competenti a partire dalle direzioni che si terranno nelle prossime settimane a tutti i livelli del partito.
Intanto mi farebbe piacere avere il vostro parere, le vostre considerazioni, le vostre riflessioni: comunicazioni@antoniomazzeo.
Questo vale, ancor di più e ancor più urgentemente, nella nostra Pisa. Anche qui abbiamo perso, nettamente, ed è chiaro che si tratta di un messaggio chiaro e forte in vista delle amministrative. Sarebbe facile e forse comodo limitarsi a dire che la scissione a sinistra è stata decisiva per farci perdere sia il collegio alla Camera sia quello al Senato e che uniti avremmo battuto i candidati delle destre.
Non lo farò.
Ora che il 4 marzo è passato, è il momento delle scelte e della responsabilità, del coraggio e della condivisione, della proposta e del programma. Il futuro di Pisa si scrive adesso e di fronte alla forza della destra unita e al consolidamento del M5S, le forze civiche e di centrosinistra hanno il dovere (ribadisco, il dovere) di mettere in campo subito e senza tentennamenti una proposta forte e unitaria per la città.
Il tempo delle meline e dei rinvii è finito e le elezioni ci hanno dimostrato che il tanto (troppo) tempo speso a parlarci addosso degli ultimi mesi ha avuto come unica conseguenza il farci percepire sempre più lontani dai cittadini e dai loro bisogni quotidiani.
Ripartire si può. Si deve.
Io credo che dobbiamo farlo subito e dobbiamo farlo insieme.
PS. Una postilla finale sul quadro nazionale. La democrazia è una cosa straordinariamente bella quanto semplice: chi vince ha il compito di governare, chi perde quello di stare all’opposizione. Essere responsabili, oggi, significa svolgere al meglio il compito cui gli elettori ci hanno destinato. A meno che, attraverso un referendum interno ai nostri iscritti come spiega bene in questa intervista Stefano Ceccanti, non ci chiedano di cambiare la linea con cui ci siamo presentati alle elezioni in netta contrapposizione con le promesse farlocche di destre e grillini. Ma fino ad allora il nostro compito è chiaro e il nostro mandato non può che essere inequivocabile.
Un abbraccio,
Antonio