Carissime e carissimi,
vi scrivo all’indomani dell’Assemblea Nazionale del PD a Roma, un appuntamento nel quale abbiamo analizzato a fondo la sconfitta del 4 dicembre al referendum ma sono state anche gettate le basi su come ripartire per avere un PD più forte e in grado di prendersi la guida del Paese in occasione delle prossime elezioni politiche.
Ho trovato seria e approfondita l’analisi che è stata fatta dal segretario Matteo Renzi e dai tanti che sono intervenuti (ma su questo dovremo migliorare: magari riducendo i numeri dei membri dell’assemblea nazionale e lasciandola aperta per dare modo ancora a più democratici di poter intervenire). Ed ho apprezzato fortemente il richiamo che è stato fatto alla necessità di riscoprire le ragioni dell’appartenenza ad una comunità così come quella, emersa chiara e forte, di tornare ad essere interpreti e interlocutori principali delle tante persone (a partire dai giovani e dai lavoratori) che ci dicevano che così non va e sulla loro delusione hanno deciso di mandarci un segnale forte.
Giusto, insomma, riconoscere errori e limiti. Ma proprio per non rischiare di incorrere in generalizzazioni sbagliate è anche opportuno ricordare che certi temi non nascono negli ultimi tre anni. Del problema sinistra/Sud si discute dal 2001, quando l’allora Ulivo perse in due terzi dei collegi uninominali del Mezzogiorno. Il tema del voto “anti-sinistra” dei ceti meno abbienti scoppiò nel 1992 con l’avvento della Lega nell’operoso Nord-Est e si è protratto negli anni fino ad arrivare al riconoscimento di una realtà anti establishment come il M5S. E ancora l’appeal della sinistra tra i giovani non è certo mai stato alto e, anzi, proprio nel recente passato aveva fatto emergere dati in controtendenza. Insomma, non possiamo dimenticare che alle ultime politiche nel 2013 il PD fu il terzo partito tra gli operai e anche tra i disoccupati.
Partendo da tutti questo, serve ora capire la strada che dobbiamo percorrere. E’ evidente che le risposte che abbiamo provato a dare, pur importanti, non sono state sufficienti e quindi che si deve fare più e meglio. Ed è altrettanto evidente che quello del 4 dicembre è stato un voto prioritariamente politico piuttosto che di merito.
Ho ascoltato le parole di Matteo Renzi (QUI, se volete, il suo intervento integrale) e a mio avviso, ancora più di sempre, si è dimostrato un leader che ha davvero a cuore la nostra comunità e il nostro Paese.
Ha riconosciuto gli errori e la sconfitta spiegando che anche di questo è fatta la vita e che da qui su riparte e non ci si commisera o si cerca vendetta.
Ha chiesto di rimetterci in marcia tutti insieme, dai territori, dai circoli, dalle idee di ciascuno di noi.
Ha spiegato come nei momenti di difficoltà non ci si tira indietro anche se la tentazione ci sarebbe e di certo sarebbe più facile.
Ha marcato una differenza profonda tra la Politica Bella in cui crediamo e la “politica delle balle” di chi vuole screditare un Paese intero spinto dal business della “Rete”.
Ha tracciato una rotta per il futuro dell’Italia e delle prossime elezioni chiamando tutti gli altri partiti ad assumersi ora le proprie responsabilità. Senza alibi, per nessuno, ma con la voglia di ripartire. Da quei 13 milioni che hanno creduto a un progetto di futuro ma anche dai nostri iscritti e militanti che, il 4 dicembre, hanno sostenuto le ragioni del no. Con loro servirà una maggiore capacità di ascolto e un dialogo ancora più franco e serrato per ritrovare le ragioni del nostro stare insieme e del nostro essere comunità.
Per questo ho trovato estremamente importante la decisione, annunciata dal nostro segretario, di ripartire dalla politica della mobilitazione a tutti i livelli: mercoledì una segretaria nazionale coi segretari regionali e provinciali, il 21 gennaio una mobilitazione totale dei Circoli e un appuntamento programmatico il 4 febbraio per puntare a segnare cosa deve fare la sinistra in Europa in vista dell’appuntamento di Roma.
Sulla legge elettorale sono invece curioso di vedere adesso come si comporteranno le altre forze politiche perché sul “Matterellum” (QUI se volete una scheda che spiega come funziona) si sono di volta detti favorevoli la sinistra del nostro partito, l’allora Sel e il M5S. Se si vuole, insomma, si può approvare presto e bene ed andare rapidamente al voto.
Un salto in Toscana, infine, per due brevi ma significative notizie di questi giorni.
1. Sono orgoglioso che come Commissione Costa abbiamo raggiunto un primo importante risultato: l’approvazione all’unanimità (con la sola astensione della Lega Nord) dei primi progetti innovativi da finanziare già dal 2017 per il rilancio economico ed occupazionale dell’area costiera, premessa alla presentazione dell’intero Piano Strategico della Costa. Se su questo avete idee, suggerimenti o ulteriori indicazioni rispetto alle tante che abbiamo già ricevuto sarò felice di leggerle: a.mazzeo@consiglio.regione.toscana.it.
2. Ho partecipato alla inaugurazione del nuovo terminal di Livorno, che consente il collegamento ferroviario diretto tra il porto e la linea Tirrenica, a Nord. Un’opera importante, che mette Livorno e la costa toscana in una posizione di assoluto rilievo nel campo dell’intermodalità e rafforza sensibilmente la competitività dello scalo labronico. Ora ci sono le condizioni per agire anche sul piano della governance e per questo nella prossima riunione della commissione per lo sviluppo della Costa, avanzerò la proposta di un’Autorità unica del sistema logistico dell’Alto Tirreno, che comprenda le amministrazioni di Livorno, Piombino, Pisa e Collesalvetti, l’autorità portuale unica e Toscana Aeroporti col supporto di Logistica Toscana (QUI per approfondire).
PS. Nota a margine dell’assemblea PD: nel bene e nel male tutti hanno potuto ascoltare e assistere in diretta al dibattito al nostro interno. Altrove, sempre a Roma, si sono decise le sorti dell’amministrazione comunale al chiuso di una stanza d’albergo, recependo gli ordini di un capo pena l’espulsione (e il pagamento di una penale da 150mila euro!) e comunicandole in una conferenza stampa dove la sindaca Virginia Raggi ha letto un foglio e non ha risposto ad alcuna domanda. Questa, ricordiamolo sempre, è la grande differenza tra noi e il M5S. Noi saremo una comunità litigiosa, eterogenea, composita, diversa sotto tanti aspetti. Ma non rifuggiamo mai il confronto, non cediamo mai di un millimetro di fronte a quello straordinario valore rappresentato dalla democrazia vera e non da quella teorica e virtuale in cui poi decide sempre e solo uno (o al massimo due).
Un abbraccio,
Antonio