A Sesto Fiorentino serve ricostruire il PD: no a vittimismi o false ricostruzioni

Non mettiamo in dubbio la buona fede di Filippo Fossati ma la sua ricostruzione dei fatti accaduti a Sesto Fiorentino non ha basi nella realtà: i livelli provinciali e regionali del partito sono intervenuti per tempo e più volte ma non c’è intervento tempestivo che possa impedire, una volta che lo si è deciso a tavolino, il concretizzarsi di un disegno di destabilizzazione. Perché questo è avvenuto a Sesto Fiorentino: la pianificazione del rovesciamento del sindaco, preparata con cura da un gruppo di esponenti Pd insieme a Sel e infine portata a compimento col supporto delle forze di centrodestra in barba a tutti gli appelli unitari e a tutti i seri tentativi di soluzione della crisi compiuti dal Pd regionale e provinciale e, nell’ultimo periodo prima del voto della mozione, dall’onorevole Lorenzo Becattini, che ha compiuto ogni sforzo per scongiurare la fine anticipata della legislatura.

In questa vicenda i ruoli sono molto chiari: c’è chi ha compiuto una manovra incosciente e senza precedenti in Toscana e chi quella manovra l’ha subita. C’è chi ha provato a far rientrare le divisioni e chi le ha portate alle estreme conseguenze. Giocare al ribaltamento delle responsabilità non ha senso. Non è accettabile, e fa anche un po’ sorridere, il vittimismo di chi ha mandato un comune di 50mila abitanti al commissariamento al commissariamento e alle elezioni anticipate. Perché questa è la vera ferita che è stata inflitta alla comunità. Da Fossati aspettiamo ancora una dichiarazione ferma e inequivocabile su quale gravissima scelta politica sia stata quella di sfiduciare un sindaco eletto un anno prima da migliaia di cittadini. Ma forse quella dichiarazione non arriverà mai.

Ora comunque una pagina si è chiusa e non ha senso continuare a guardare indietro. Quello che serve è ricostruire il Pd aprendolo sempre di più alla società, facendolo dialogare a fondo coi cittadini e facendoli diventare protagonisti del rilancio di una forza politica che a Sesto ha grandi tradizioni e può e deve avere un grande avvenire. Servono ascolto, unità nella pluralità, forte capacità propositiva, scommessa sul patrimonio di competenze e passione civile che a Sesto è ricco e radicato. Questo faremo a partire dalla riunione convocata per domenica 27 settembre. Di ulteriori ipocrisie e strumentalizzazioni, come quelle che abbiamo visto negli ultimi mesi, proprio non ce n’è bisogno. Né per il Partito Democratico del futuro né, soprattutto, per i cittadini di Sesto Fiorentino.

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