Newsletter 23/2018 – Da dove ripartire dopo il voto

 

 

 

Carissime e carissimi,

mi scuserete se questa newsletter sarà un po’ più lunga del solito ma ci sono tante cose che voglio condividere con voi e semplificare non era semplice.

Non giro intorno al tema: quella di domenica alle amministrative, che segue di qualche mese quella delle politiche, è una sconfitta pesantissima e deve chiamarci, tutti, a una piena assunzione di responsabilità e a una riflessione molto profonda su ciò che siamo e ciò che vogliamo (e dobbiamo) essere.

Per prima cosa togliamo dal tavolo l’alibi che gli elettori non ci hanno capito. Tutt’altro. Gli elettori hanno sempre ragione e se dopo averci sostenuto per tanto tempo ci hanno voltato le spalle è evidente che hanno avuto le loro ragioni e la colpa è soltanto nostra.
Abbiamo perso quando abbiamo smesso di ascoltarli.
Abbiamo perso quando abbiamo smesso di essere il loro riferimento e la speranza da contrapporre alle loro paure e ai loro bisogni.
Abbiamo perso quando abbiamo smesso di essere fisicamente presenti nei quartieri più popolari e accanto alle persone che vivono oggi le maggiori difficoltà, le maggiori sofferenze, i maggiori disagi sociali.
Abbiamo perso quando abbiamo sprecato le energie a litigare tra di noi al chiuso delle stanze invece che ad aprire le porte per parlare con loro e di loro.

Abbiamo sbagliato e dobbiamo chiedervi scusa. Non possiamo e non vogliamo nasconderci, lo dico per primo a me stesso e lo voglio condividere con voi con grande schiettezza. So bene che lo abbiamo detto troppe volte e che avremmo dovuto essere capaci di farlo prima ma adesso non possiamo più rimandare l’avvio di una fase nuova che sia davvero tale.

E’ evidente che su quel che è successo in maniera particolare a Pisa, la mia città, ha influito certamente il vento nazionale che gonfia le vele della destra. Ma è innegabile che ci sia stato anche un giudizio negativo sull’operato della nostra amministrazione e una voglia di cambiamento che sono stati più forti delle tante cose buone fatte e che vengono lasciate in eredità al nuovo sindaco e alla nuova giunta. Sul fatto che queste vengano portate a compimento, per il bene di Pisa e dei pisani, vigileremo quotidianamente così come sul mantenimento delle tante promesse che Michele Conti ha fatto in campagna elettorale.

Resta però il fatto che non siamo stati all’altezza delle aspettative e se questo è accaduto il primo passo da fare è prenderne atto, assumendosene la responsabilità a tutti i livelli e ognuno per il proprio ruolo.

Era stato con questo obiettivo che, nei mesi scorsi, avevamo provato a costruire a una candidatura che fosse in grado di rispondere maggiormente proprio a quella richiesta di cambiamento (non a caso al balottaggio i voti del M5S sono andati nella stragrande maggioranza al candidato della Lega) e si aprisse fin da subito alle altre forze politiche e sociali della città. A consuntivo, forse, avevamo avuto ragione, ma ad Andrea Serfogli va senza dubbio riconosciuto il merito di aver condotto una straordinaria campagna elettorale nella quale non si è mai risparmiato mettendoci tutta la sua passione, la sua competenza e il suo amore per la città e costruendo intorno a lui quella apertura e quella inclusione delle realtà civiche della città che avevamo auspicato fin dall’inizio.

Un ciclo, insomma, si è chiuso ed è da questa consapevolezza che dobbiamo ripartire. Con coraggio e grande umiltà.

Il PD, oggi, è un partito che raccoglie voti nei centri storici e non nelle periferie. Tra i ceti e la popolazione che sta meglio e non tra gli ultimi e coloro che vivono maggiori difficoltà. Laddove si annidano gli esclusi e ristagna la rabbia sociale la destra, e non noi, è stata scelta come interlocutore cui affidare le proprie domande e sperare in qualche risposta.

Serve la volontà di ricucire pazientemente questo rapporto e questo filo che si è progressivamente spezzato e serve farlo con una classe dirigente totalmente rinnovata che sappia valorizzare le energie più positive dei territori, a partire dai sindaci, dai tanti giovani che si sono messi in gioco in prima persona, molti dei quali per la prima volta, e dalle tante realtà civiche che animano i nostri territori. Se i cittadini non vengono più da noi ad esternare i loro problemi dobbiamo essere noi a tornare da loro. Una nuova presenza nelle nostre città che dovrà però accompagnarsi alla definizione di una nuova identità precisa del nostro partito che superi le ambiguità di questi ultimi tempi e a una nuova visione da offrire verso il futuro. La base di questo lavoro dovranno essere i nostri consiglieri comunali (a cui auguro di cuore buon lavoro) perché sono chiamati a trasformare il PD da partito di governo che ha gestito il potere a partito di lotta che riparte dal proprio popolo. Saranno loro, da subito, la nostra prima interfaccia con tutti coloro che abitano i quartieri della città. Sappiamo che non sarà una strada facile e veloce, ma serve imboccarla da subito.

La dico così: sulla scia di quanto avvenuto nelle ultime settimane di campagna elettorale a Pisa, diamo vita tutti insieme ad un ‘Laboratorio Toscana Democratica’ che sia aperto e plurale e che sappia davvero recuperare il rapporto coi cittadini della nostra regione sia in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno sia delle regionali del 2020.

E in questo percorso includiamo anche i tanti che non ci avevano votato al primo turno o nel recente passato ma che invece, per cercare di fermare le politiche della Lega, sono tornati a sostenerci. Verso di loro abbiamo una responsabilità ancora più grande perché da oggi in poi si possa condividere e consolidare un orizzonte comune.

Insomma, amici, adesso abbiamo davanti a noi solo due strade: restare al tappeto a leccarsi le ferite o alzarsi in piedi e ricominciare subito a combattere ricostruendo pezzo per pezzo la nostra comunità e la nostra identità.

Io non ho dubbi su quale strada scegliere. E voi?

Mai come stavolta aspetto le vostre osservazioni via mail (comunicazioni@antoniomazzeo.com) o WhatsApp (371.3552637).

Un abbraccio

Antonio

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