Newsletter 4/2017 – Piano Strategico della Costa e Reddito di Solidarietà: due atti concreti per la Toscana

Carissime e carissimi,

dopo un anno e mezzo di lavoro, 26 sedute di aula, 8 giornate sul territorio, 30 audizioni e incontri con gli amministratori locali e le categorie economiche, abbiamo approvato il Piano Strategico di sviluppo della Costa. Si tratta di un risultato non scontato che, per la prima volta, permette alla Toscana di avere uno strumento di programmazione che guarda in maniera integrata a una parte del nostro territorio superando divisioni, frammentazioni e localismi. Un documento che contiene progetti e strumenti innovativi (dall’economia circolare al pre commercial procurement, dal polo unico tecnologico al potenziamento dei collegamenti tra la Costa e il centro sia su ferro sia su gomma, dalle incentivazioni sulle aree di crisi all’ambiente e alle energie rinnovabili) che traccia le priorità di intervento per ridurre davvero il gap tra l’area costiera e quella centrale e che, se finanziato correttamente anno dopo anno, permetterà davvero di moltiplicare investimenti e posti di lavoro.

Per chi volesse approfondire, ecco un po’ di materiale:
QUI le slide di presentazione
QUI il servizio di Toscana Media News
QUI l’articolo del Tirreno
QUI l’articolo di QuiNewsValdicornia
QUI il servizio di GoNews

Se vorrete approfondire le tematiche contenute al suo interno o farmi sapere cosa ne pensate, scrivetemi via mail (a.mazzeo@consiglio.regione.toscana.it o comunicazioni@antoniomazzeo.com) o WhatsApp (371 3558637).

Parallelamente a questo, abbiamo depositato anche un altro importante atto col quale impegnamo la giunta regionale ad istituire in tempi rapidissimi il Reddito di Solidarietà Attiva. Sgombriamo il campo dalle interpretazioni di questi giorni: si tratta di una misura di dignità e non di carità. Un passo importante che vuole affrontare concretamente (e non in maniera strumentale) un tema che per noi è di fondamentale importanza come la lotta alla povertà, la redistribuzione e il sostegno sociale delle fasce della popolazione maggiormente in difficoltà.

Per il Partito Democratico questa è, semplicemente, una priorità politica così come lo sarà, conseguentemente, mettere in atto tutte quelle azioni che puntano ad un riformismo fondato sullo sviluppo e sull’equità: ecco perché è nostra intenzione intervenire sul credito e l’attrazione degli investimenti, sull’urbanistica e il welfare, sulla sanità e sulle infrastrutture. Su questo il Partito Democrativo deve e vuole essere protagonista e non ci fermeremo di fronte a letture strumentali e polemiche che mirano a dividerci: queste, deve essere chiaro ed inequivocabile, sono proposte che vogliono unire il PD al fianco dei bisogni reali dei cittadini della Toscana.

Questo, lo dico con molta chiarezza, deve essere anche l’orizzonte da tenere a livello nazionale. Basta con le polemiche tra noi, basta con l’evocare anche solo come fantasma una parola come “scissione” che i nostri iscritti e i nostri militanti non capiscono. Concentriamoci piuttosto sui bisogni reali del Paese, su come possiamo essere protagonisti per dare ai cittadini e ai lavoratori le risposte che si aspettano. Concentriamoci in questi mesi sulla valutazione seria di quello che non ha funzionato ma non passiamo le giornate a schernire gli importanti risultati ottenuti negli ultimi tre anni.
Serve fare un congresso in tempi rapidi per un confronto profondo sulle nostre idee e sul nostro programma per definire la linea politica comune da presentare agli italiani? Bene, facciamolo. Ma che sia un confronto sulle proposte alternative e non sulle poltrone, sulle differenze programmatiche e non sui capilista bloccati, sui temi e non sulle conte interne. E, soprattutto, un minuto dopo che il congresso è finito, si faccia quello che la nostra storia e la storia di chi ci ha preceduto ci insegna: si accetti il risultato espresso dalla maggioranza e lo si rispetti camminando tutti insieme nella stessa direzione, compatti e uniti, come deve fare una grande comunità democratica come la nostra.

Sono e resto convinto che, anche in virtù delle scadenze previste per fine anno (approvazione della legge di bilancio, possibile fine del provvedimento del Quantitative Easing varato dalla Unione Europea) la strada più auspicabile sia quella di un voto a giugno e che, per farlo, serva soltanto armonizzare al meglio le leggi elettorali per Camera e Senato. Si può fare in tempi rapidissimi, sia reintroducendo il Mattarellum (l’ipotesi che riterrei migliore) sia replicando l’impianto uscito dalla Consulta per la Camera anche al Senato. Se davvero vogliamo pensare a quel che è meglio per il Paese, credo che un governo forte e un Parlamento rilegittimato dal voto popolare siano condizioni auspicabili da tutti.

Di tutto questo discuteremo lunedi nella direzione nazionale aperta. Sono sicuro che il segretario Matteo Renzi lavorerà per una larga condivisione del percorso dei prossimi mesi, ma serve che su questo ci sia la volontà di tutti, sia di chi è attuale maggioranza del partito sia di chi, in forme diverse, rappresenta altre posizioni. Solo così sarà possibile, davvero, ritrovare quella unità che i nostri iscritti e i nostri militanti ci chiedono con forza.

PS. Solo una brevissima riflessione su quello che sta accadendo a Roma. Non entro nel merito delle polizze o delle parole usate da un assessore per definire la sindaca che lo aveva nominato. Mi limito a porre una domanda: cosa sta facendo il M5S per la città? Quali provvedimenti sta mettendo in piedi per il bene della Capitale d’Italia? Vi consiglio questo video in cui il deputato del PD Andrea Romano lo chiede a Carlo Freccero. La (non) risposta è, credo, emblematica.

Un abbraccio,
Antonio

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