I sei ballottaggi toscani si sono conclusi con un risultato per il Pd oggettivamente pesante. Un risultato sul quale ragionare in maniera molto approfondita, senza sconti. Insieme ai gruppi dirigenti provinciali e comunali dovremo esaminare gli errori compiuti individuando caso per caso le scelte non fatte o mal fatte. I fattori locali hanno esercitato ovunque un forte peso, anche se non sarebbe corretto ignorare l’effetto negativo che sul clima generale di opinione hanno prodotto i problemi manifestatisi fin dal primo turno in grandi città simbolo come Roma, Napoli e Torino. Anche in Toscana forze normalmente non alleate hanno deciso di sostenersi a vicenda per battere i candidati del Pd.
In 5 comuni su 6 in Toscana questo schema ha funzionato. È comunque da sottolineare il fatto che una giovane donna come Sara D’Ambrosio abbia compiuto un vero e proprio miracolo ad Altopascio dove ha vinto contro una destra che governava ininterrottamente da 23 anni e che l’ultima volta aveva vinto con 32 punti di scarto.
In tutti e sei i comuni al ballottaggio si sono affermate le forze collocate all’opposizione nell’ultima legislatura. Purtroppo in troppi casi siamo stati noi la prima opposizione di noi stessi.
È indubbio che a Sesto e Montevarchi hanno avuto conseguenze dannose le spaccature interne al nostro partito che hanno portato a scissioni anti-Pd promosse da sindaci uscenti o ex sindaci, con l’aggravante, a Sesto, di una polemica allarmistica sul termovalorizzatore portata avanti senza scrupoli e senza rispetto per la verità dei fatti. A Sansepolcro le vecchie fratture già esistenti nel 2011 non solo non si sono ricomposte ma si sono aggravate. E su Grosseto le divisioni post-primarie hanno rafforzato la voglia di alternanza in una città che, prima di essere governata da noi nelle ultime due legislature, per 9 anni ha avuto un sindaco di destra vincitore per due volte al primo turno. A Cascina è un risultato che mi fa doppiamente male, sia per la storia della città sia perché, evidentemente, non siamo riusciti né a far capire che il percorso intrapreso voleva andare nella direzione che ci chiedevano i cittadini né a recuperare quello spirito totalmente unitario che sarebbe stato necessario dopo le primarie. Abbiamo provato a mettercela tutta, ancor più negli ultimi 15 giorni, ma evidentemente il nostro messaggio non è passato.