Una premessa. Provo grande e profondo rispetto sia per i milioni di cittadini che si sono recati alle urne sia per quelli che (legittimamente) hanno scelto di restare a casa. Non mi sono piaciute le esagerazioni, né in senso strumentale da una parte, né in senso sbeffeggiatorio dall’altra.
Parlano i risultati, come sempre. E il risultato è chiaro e netto, come chiaro e netto è stato il tentativo (da destra a sinistra indistintamente e purtroppo anche da parte di qualcuno del PD) di politicizzare il voto in un teorico tentativo di spallata al governo e a Matteo Renzi. Missione fallita. Così come, più di tutti, hanno fallito quei presidenti di Regione che hanno insistito per promuovere questo referendum e non hanno ottenuto il quorum nemmeno nei loro territori. Un segno che, credo, non sia da sottovalutare se vogliamo davvero che la politica torni ad essere rappresentativa dei cittadini.
Ma il voto ci consegna anche la conferma di un’altra analisi. Questo modello referendario, concepito in un’altra epoca, non è piu attuale. Anche per questo da oggi in avanti dovremo concentrare tutte le energie per il referendum di ottobre. La riforma costituzionale, tra le altre cose, ridurrà infatti sensibilmente il quorum e darà dunque piu valore ai referendum e a chi li proporrà.
Quanto alle tante polemiche sul merito del quesito aggiungo una cosa soltanto. Sulle politiche energetiche e la sostenibilità ambientale rispondiamo coi fatti. Siamo già il primo paese al mondo per percentuale di energia prodotta col fotovoltaico ma possiamo fare ancora tanto di più. E lo faremo. Passo dopo passo. Insieme all’impegno di questo governo e delle tante donne e tanti uomini che continuano a stare dalla nostra parte. La parte di chi fa ed è stanca di chi fa politica sempre e solo contro qualcosa o contro qualcuno.